L’importanza dei CONTROLLI NON DISTRUTTIVI

 
Lucia Rosaria Mecca Ingenio

Controlli non distruttivi sul calcestruzzo armato ordinario, precompresso, murature e metodi di monitoraggio.

Atti del Seminario : “Aspetti Meccanici del Calcestruzzo e Comportamento Strutturale” - Senise (PZ), 17 gennaio 2015
Il mondo dei controlli non distruttivi è una realtà molto complessa. Essa racchiude l’insieme di esami, prove e rilievi condotti tramite metodologie in grado di non alterare il materiale e con esso l’elemento oggetto della prova.
Per identificarli si usa anche la sigla NDT, derivata dall'espressione inglese Non Destructive Testing, o la sigla PnD, derivata dall'espressione italiana Prove non Distruttive.
L’ambito storico di applicazione delle Prove non Distruttive è il settore industriale, dove tali metodologie, che si applicano da anni, si sono molto affinate raggiungendo livelli di eccellenza.
Nelle strutture civili, invece, tranne settori singolari (come gli impianti a fune), l’impiego di metodiche di indagini non distruttive è relativamente recente.
Oggi, però, assistiamo al cambiamento dell’approccio concettuale nei riguardi delle costruzioni. Da qualche anno a questa parte, infatti, i CND rivestono sempre più importanza nell’ambito delle costruzioni civili e dei beni culturali, dove si stanno diffondendo molto rapidamente.
Sul solco tracciato dal DM 96, poi ripreso dalle NTC ’08, dalle “Linee guida per la messa in opera del calcestruzzo strutturale..” e, molto recentemente, dalle nuove NTC ( ancora in bozza), le PnD diventano corredo imprescindibile per le analisi preliminari dello stato dei luoghi e per qualunque successiva valutazione, sia essa di carattere progettuale che di carattere abilitativo all’uso.
Con tutta probabilità si è ormai giunti ad un punto di non ritorno, ma c’e’ sicuramente ancora molto da fare per affermare maggiormente l’importanza dei controlli non distruttivi.
Le NTC 08, infatti, pur operando un importante avanzamento rispetto alle norme precedenti - introducendo novità che rivoluzionano l’approccio progettuale - non completano, in maniera congruente alla filosofia del nuovo approccio, il tema dei controlli. Esse, seppure affidano in modo molto rigoroso alla fase di progetto ed alla fase esecutiva la scelta dei criteri atti a garantire la durabilità delle strutture, non fissano in modo altrettanto rigoroso i criteri per il controllo della stessa durabilità, creando, così, un cortocircuito sul piano degli obblighi.Le Nuove NTC (ancora in bozza) rafforzano ulteriormente il nuovo modo di operare, già sancito con il DM 08, e orientano il mondo delle costruzioni sempre più nella direzione della diagnostica e dei controlli. E’, però, un rafforzamento solo di fatto, che scaturisce da un’impostazione di metodo e non ancora da una formulazione di norma, salvo, poi, a verificarne una maggiore determinazione nella stesura definitiva del testo.

A tale riguardo, infatti, il testo A relativo al capitolo delle strutture esistenti - ascrivibile al gruppo di lavoro del prof. Braga - prevalendo sul testo B, innesca una controtendenza rispetto ad alcune impostazioni del DM 08.
Tale opzione “alleggerendo” il complesso di requisiti tecnici da rispettare per il recupero all’uso delle strutture esistenti rimarca, di fatto, l’importanza della diagnosi e dei controlli non distruttivi perché determina la necessità di acquisire informazioni sulle costruzioni, da reperirsi con costi contenuti, che siano sempre di maggior dettaglio. Non sono neanche da sottacere, inoltre, una serie implicazioni molto più ampie di quelle racchiuse nel ristretto perimetro tecnico. La bozza, infatti, dando maggior risalto al recupero dell’esistente, favorisce l’attuarsi di importanti strategie capaci di influenzare in modo molto diretto le future economie dei nostri contesti. Il testo Braga porta in sé la visione lucida dell’attuale contesto patrimoniale sul quale non possiamo ragionare solo da tecnici puri ma dobbiamo saper interpretare anche per l’importanza politica e per le conseguenze sociali che ne derivano.
L’Italia ha un patrimonio edilizio esistente che soffre di livelli di inadeguatezza troppo elevati. Il contesto storico, poi, è molto particolare e non abbiamo né cultura e né risorse che ci invoglino al recupero.
Parametri di norma che costringano ad un recupero dell’esistente fino ai livelli di adeguamento potrebbero disinvogliare gli interventi al punto da creare l’effetto opposto dell’abbandono: non avremmo né favorito la cultura della sicurezza né rafforzato il concetto di eccellenza dei territori e degli insediamenti, concetto sul quale il nostro paese, per il suo elevato potenziale, dovrebbe basare importanti strategie di ripresa economica e di sviluppo.

In tutto ciò, il mondo dei controlli, svolgerebbe un ruolo di primaria importanza, per questo andrebbe regolato al più presto, con specifiche normative, a garanzia della qualità dei servizi e ad incentivazione degli sviluppi tecnologici alla base delle metodiche di controllo in campo civile.
Nelle nuove costruzioni, inoltre, lo sviluppo delle tecniche di controllo sugli edifici accompagnerebbe l’affermarsi delle più avanzate concezioni di prestazione strutturale.
L’idea è quella di passare dal semplice segnale di avviso o di allarme, che oggi, nei sistemi di monitoraggio strutturale, introduciamo al superamento di valori limite preimpostati, all’attivazione di un sistema capace di interagire meccanicamente con la struttura, migliorandone il comportamento e proteggendola dagli effetti dei carichi eccezionali.
L’allarme che il sistema di misura oggi attiva tramite l’impiego di trasduttori di velocità, spostamento, accelerazione, potrebbe essere utilizzato per dedurre la modalità di azionamento di un sistema meccanico capace di intervenire sulla struttura su cui è montato e, azionando pistoni, leve, freni idraulici, ne correggerebbe la risposta proteggendola dal danneggiamento. L’idea, in sintesi, è quelle di controllare il comportamento di una struttura dotandola di un sistema intelligente, una sorta di muscolatura a comando che trasformi il mondo delle costruzioni edilizie portandoci ad una sorta di edilizia robotica.
In un campo come quello dell’edilizia, che è sicuramente il campo più conservatore che ci sia e nel quale l’innovazione tecnologica fatica molto più che in altri settori ad inserirsi, è indispensabile favorire i nuovi approcci modificando anche il nostro modo di porci nei riguardi del mondo lavorativo. Non possiamo più consentirci le settorializzazioni per le quali i vari campi del mondo delle costruzioni si incontrano in fasi limitate, dovremmo aprirci invece, molto di più, agli approcci specialistici in équipe, perché la multisettorialità delle costruzioni è il concetto dal quale partire e non il complesso sul quale far confluire le varie soluzioni.

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